L’ebook non brucia (e se la ride dei censori)
Lo abbiamo scritto anche nel nostro #Corpo60Manifesto, ma la notte in cui a Berlino furono bruciati in un rogo più di 20.000 libri censurati l’ebook non esisteva ancora, era il 1933, e così in un unico falò furono distrutte le opere di alcuni tra i più importanti pensatori e scrittori ebrei e socialisti come Karl Marx, Joseph Roth, Charles Darwin, Franz Kafka, Max Weber, Walter Gropius, Rosa Luxemburg, Paul Klee, Wassili Kandinsky, Piet Mondrian, Albert Einstein, Sigmund Freud e molti altri.
Oggi non si fanno più i roghi di libri – per lo meno non in Italia – ma la censura gode di ottima salute. C’è chi in alcune città cerca di mettere al bando i libri considerati scomodi compilando liste di testi che affrontano argomenti come la famiglia, le differenze di genere, di religione e culturali; e chi usa metodi più sottili ed efficaci che possiamo paragonare a dei roghi silenziosi che consistono nel non promuovere un libro, nel far morire di indifferenza le storie scomode che non si vogliono far leggere.
Lo racconta bene in questa intervista Manuela Salvi, autrice di Nemmeno un bacio:
Il libro è stato fortemente voluto dall’editore, Mondadori, e a me non sembrava vero di avere l’opportunità di trattare un argomento tanto importante e attuale con i miei lettori.
Appena uscito, nonostante fossi reduce dal successo di “E sarà bello morire insieme”, un romanzo YA sulla camorra che è diventato un long-seller, è stato subito evidente che i gatekeepers mi avrebbero reso la vita difficile. Sono cominciate le proteste con le librerie, gli insegnanti hanno evitato di invitarmi nelle scuole per paura delle reazioni dei genitori, e in generale è calato una specie di silenzio come se il libro (e forse anche io) non fosse mai esistito.
Il libro ha venduto pochissimo ed è finito al macero nel giro di poco. Ho scoperto solo dopo che questa operazione si chiama censura culturale: si ignora qualcosa di controverso visto che non si è potuto impedirne la pubblicazione. Lo si lascia morire di indifferenza. È stato così che ho realizzato che nel nostro paese, uno stato definito democratico, si praticano diverse forme di censura sui libri per ragazzi.
È stato per questo che sono andata ad approfondire la questione con un master in Letteratura per Ragazzi alla Roehampton University di Londra. Lì ho studiato per mesi come e perché si censurano i testi per ragazzi nei paesi occidentali e ho scoperto non solo che non sono l’unica autrice ad aver vissuto un’esperienza così destabilizzante, ma anche che molti autori si autocensurano inconsapevolmente per paura del rifiuto. Quindi la censura agisce su un doppio livello: uno palese, e l’altro inconscio.
E come si vince la censura? Leggendo! Perchè se ci sono gruppi che operano una censura culturale ci possono essere anche gruppi di lettori “resistenti” in grado di far vivere, e rivivere, i libri scomodi come Nemmeno un bacio.