Se rileggendo una storia di 127 anni fa sembra di leggere il giornale di ieri, i problemi sono due: o in tutto questo tempo non è cambiato niente, oppure il romanzo è una storia forte e universale che sfida gli anni. Un classico.
Scoprendo la storia di Sull’Oceano ci è capitato di pensare tutte e due le cose.
E quando succede così, significa che ci si trova davanti a un gran libro di un grande autore. Un libro che merita di essere ripubblicato, diffuso, studiato.
È vero, tra noi e i fatti raccontati sono passate due guerre mondiali, dittature, rivoluzioni civili e industriali, ed è ovvio quindi che l’Italia del 1889 non è l’Italia del 2016. Ma in un certo senso, l’Italia che racconta De Amicis, spezzettata in cento dialetti e mille localismi, non è molto diversa dall’odierno Bel paese.
Oggi gli emigranti sono gli altri, ma sono come tutti gli emigranti della storia, sono come eravamo noi nel 1889, nel 1919, nel 1946 e anche nel 2016. Emigranti diversi ma tutti uguali, in cerca di un posto migliore di quello che lasciano.
Sull’Oceano parla di emigrazione, quella italiana all’estero, ed l’unico romanzo nella nostra storia della letteratura a farlo. Ma parla anche di simpatie, amori, odi e ingiustizie, e ci dice che queste persone, che il bel mondo della prima classe della società vuole sempre occultare, esistono.