“Sono musulmano, non sono un terrorista…ma voi, gli #ExMuslims che hanno lasciato l’Islam, dovreste essere uccisi…voi fate terrorismo (#ExMuslimBecause)” (tweet di @HAMMAMOVIC).
Diventare musulmani è facilissimo, basta recitare la Shahaada: “Testimonio che non c’è divinità se non Dio e testimonio che Muhammad è il Suo Messaggero”. Non preoccupatevi se l’avete letta accidentalmente, perché per essere valida dev’essere letta intenzionalmente e con l’animo sincero, rigorosamente in arabo coranico e di fronte a due testimoni idonei.
Diventare ex musulmani è molto più complesso, perfino più complesso che sbattezzarsi dal cattolicesimo. Non che non sia possibile, ma la pena prevista nei paesi a maggioranza musulmana è quasi sempre la morte, una sentenza che ogni buon fedele ha titolo di eseguire nel caso gli capiti tra le mani un apostata. Per questo chi rinuncia all’Islam e lo fa sapere al mondo tramite i social è certamente qualcuno che non ha paura di dire quello che pensa, come Waleed al Husseini, la cui storia di detenzione e torture nelle carceri palestinesi è raccontata in Arabi senza Dio.
Nei giorni scorsi il Consiglio degli ex musulmani della Gran Bretagna ha lanciato la campagna #ExMuslimBecause, che punta a dare visibilità e motivazione a coloro che hanno lasciato la fede invitandoli a sintetizzare le loro ragioni e a condividerle con tutti i media a loro disposizione.
“Ex musulmana perché mio padre, uno sheikh, mi ha detto: “non esiste lo stupro nel matrimonio per l’Islam, tu menti”. Questo quando gli ho chiesto di dire all’uomo cui mi ha data in sposa a 17 anni di smetterla di stuprarmi. Mio padre!” (tweet di anonima)
“Perché l’hashtag #ExMuslimBecause viene attaccato dai musulmani? Perché nell’Islam gli apostati vanno uccisi” (tweet di @enlightenedkurd).
“Non è solo un hashtag. La libertà di parlare, pensare e vivere liberamente senza legami a ideologie divisive deve diventare un fenomeno culturale. Questa campagna vuole dare voce agli ex musulmani di tutto il mondo, non importa dove si trovino, e specialmente a quelli che si trovano in paesi teocratici e dominati dall’Islam dove hanno timore a parlare o non possono farlo, né contestare o fare le loro scelte di vita. Questa campagna si occupa di persone normali rese straordinarie dalla loro lotta per la libertà, per il pensiero libero e l’individualità“.
Non solo foto o video (brevissimi), ma post e tweet, articoli e poesie, o elaborazioni artistiche: tutto può contribuire a rendere la libertà di scelta un fenomeno culturale. “La compassione di #ExMuslimBecause non ha religione. La compassione è universale.”